SelvaticiUngulati

Il cinghiale

Nome in latino: Sus scrofa Linnaeus

 

Sistematica

 

CINGHIALE

SUPERORDINE              Ungulati

ORDINE                            Artiodattili

SOTTORDINE                 Suiformi

FAMIGLIA                        Suidi

SOTTOFAMIGLIA          Suini

GENERE                           Sus

SPECIE                             Sus scrofa

SOTTOSPECIE               Sus scrofa meridionalis


In Italia l’unica sottospecie nota è il cinghiale sardo, che deve le sue peculiarità all’origine da razze domestiche ed all’isolamento geografico.

Originario dell’Eurasia e del Nordafrica, nel corso dei millenni è stato decimato e reintrodotto in varie zone e nuovi ambienti, dove all’interno dei quali ci si è radicato molto bene.

Attualmente è difficile tracciare un profilo tassonomico preciso, questo perché nelle varie zone in cui si è sviluppato ha subito l’apporto di maiali domestici o alloctoni.

In passato fino al XX secolo era la principale fonte di cibo di varie popolazioni, ed è stato considerato un fiero avversario per l’uomo, tanto da ricevere un ruolo da protagonista in varie mitologie.

L’animale si presenta con una pelle spessa atta a sviluppare un pannicolo adiposo sotto il derma (cotena), con un pelo di giarra costituito da setole e con nessun tipo di appendice osseo frontale (corna o palchi).

Presenta una coda pendula che può arrivare fino a 40 cm ed interamente ricoperta di setole.

Inoltre ha una corporatura robusta, zampe corte e con la lunghezza della testa oltre un terzo di quella complessiva del corpo.

Lo stomaco, a differenza degli altri bovidi e cervidi, è costituito da un unico stomaco (per questo è considerato un monogastrico).

Sono noti per il temperamento aggressivo: qualora presi alla sprovvista o messi alle strette, , attaccano senza pensarci due volte, combattendo strenuamente e risultando molto pericolosi.


Principali dati biometrici 

Questa  è una tabella di riferimento di base, dato che ogni provincia ne realizza una in base ai dati da lei raccolti.


Il mantello

Compie principalmente 2 mute annuali, una in estate e una in inverno.

La muta estiva si verifica tra maggio e giugno, l’animale si presenta di color grigio, con le setole corte e sottili e con assenza di sottopelo.

La muta invernale si effettua nei mesi di settembre e ottobre, il selvatico si dimostra con un manto di color bruno-nerastro e con le setole lunghe e sottili.

La sequenza di muta si sviluppa prima nella zampe e nelle parti inferiori, successivamente sui fianchi e in ultima sul capo e sul dorso.

I primi a mutare sono i giovani, seguono gli adulti e per ultimi gli anziani, assieme a femmine gravide o in lattazione.

Nei primi 4 mesi di vita il mantello si presenta striato a bande longitudinali di colore giallo-bruno, successivamente tramuta di color rossastro fino all’anno di età, per poi diventare analogo a quello degli esemplari adulti.

Piccoli di cinghiale dal manto striato.
Immagine di www.altamuralife.it

Le zanne

La caratteristica principale del cinghiale sono i canini, si tratta di denti a crescita continua, presenti in entrambi i sessi, ma che tuttavia solo nel maschio si sviluppano in maniera tale da fuoriuscire dalla bocca .

Quelle superiori vengono dette coti, mentre quelle inferiori vengono chiamate zanne.

I canini inferiori (detti difese) sono più grandi di quelli superiori (detti coti): essi sono profondamente conficcati nella mandibola e possono raggiungere (sempre nel cinghiale maschio) in casi eccezionali i 30 cm di lunghezza.

Crescono con un’incurvatura verso l’alto di 180°, andando a creare interferenza con i canini superiori e mantenendoli sempre affilati.

Le zanne cominciano a spuntare a partire dal secondo anno d’età, e nel giro di un anno le inferiori oltrepassano di misura le superiori in lunghezza.

Le zanne assieme alle coti formano le “difese”, nel caso in cui uno dei 2 canini si rompesse l’altro continuerebbe a crescere senza controllo, divenendo così inutile come arma di difesa.


Ubicazione

Si trova a suo agio in boschi puri e misti di latifoglie produttrici di frutti (ghiande, castagne e faggiole), con abbondante sottobosco, alternati ad aree aperte (prati-coltivi) e paludose.

Lo possiamo trovare dal livello del mare fino ad oltre il limite del bosco,  la presenza dell’acqua è indispensabile (sia per idratarsi che per infangarsi).

La sua elevata adattabilità ambientale gli permette di frequentare tutte le situazioni ambientali con disponibilità di copertura vegetale di tipo legnoso, tra cui:

• faggete (anche sopra i 1000 m s.l.m.)

• boschi misti (faggio, abete bianco, abete rosso, ecc.)

• boschi di conifere (pinete, abetine, lariceti)

• macchia mediterranea

• arbusteti (in Appennino soprattutto “post-colture”)

Evita le aree desertiche, rocciose, e quelle a forte precipitazione nevosa, dove per l’animale risulta fastidioso grufolare.

In Italia lo troviamo dalla Valle d’Aosta fino alla Calabria, oltre che in Sardegna, in Sicilia, nell’isola d’Elba e in altre piccole isole.

Popolazioni meno numerose si incontrano in alcune regioni prealpine e sui monti di Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli.


Alimentazione

E’ un onnivoro opportunista caratterizzato da una dieta a base prevalentemente vegetale, che integra anche attraverso il consumo di alimenti di origine animale.

Tramite un particolare processo fermentativo che si sviluppa a livello intestinale, è in grado di ottenere una buona resa energetica dagli alimenti vegetali.

Non essendo un ruminante riesce a digerire le fibre vegetali in maniera grossolana e per questo nelle feci si possono ritrovarne dei frammenti.

Gli alimenti di origine vegetale di cui si nutre sono: ghiande, castagne, faggiole, cereali, erba medica, frutta, bacche, bulbi, rizomi e radici.

Mentre gli alimenti di origine animale sono: invertebrati, micromammiferi, uova e carogne.

Cinghiali che si nutrono di una carogna.
Immagine di footage.framepool.com

Classi d’età e riconoscimento

 


Riconoscimento dei sessi

Il dimorfismo sessuale non è cosi evidente come per altri ungulati a meno che non si faccia attenzione ad alcuni particolari.

Il maschio si presenta con la massa corporea spostata sul treno anteriore, mentre la femmina si dimostra con una massa corporea distribuita in modo omogeneo.

Il muso del maschio è più corto e tozzo rispetto a quello della femmina che è più allungato e a cono, inoltre all’età dei 3-4 anni presenta le zanne ben visibili.

Con il manto estivo nella femmina si possono vedere i capezzoli (10-14 visibili a distanza), mentre nel maschio si può notare il pennello o la ciocca.


Ciclo vitale e biologia riproduttiva

Si tratta di animali dalle abitudini crepuscolari e notturne: durante il giorno,  riposano distesi in buche nel terreno che essi stessi scavano col muso e gli zoccoli fra i cespugli, mentre d’inverno tali buche vengono spesso imbottite con frasche e foglie secche.

I cinghiali sono animali sociali che vivono in gruppi composti da una ventina di femmine adulte coi propri cuccioli (guidate dalla scrofa più anziana), mentre i maschi più anziani conducono una vita solitaria per la maggior parte dell’anno.

Soltanto nel periodo degli amori i maschi adulti si avvicinano ai branchi di femmine per accoppiarsi, questo non prima di aver valorizzato il proprio rango verso gli altri maschi.

I giovani maschi che ancora non si sono accoppiati tendono a riunirsi in gruppetti.

Ciascun gruppo occupa un proprio territorio, che si estende su un’area di una ventina di chilometri quadrati circa d’ampiezza, le zone dei maschi sono solitamente più grandi di quelli delle femmine, anche del doppio.

Generalmente, il gruppo rimane nello stesso territorio finché le risorse sono sufficienti al proprio fabbisogno, per poi abbandonarlo alla ricerca di aree più ricche di cibo qualora la quantità di cibo diminuisca.

I cinghiali sono noti per il temperamento aggressivo: qualora presi alla sprovvista o messi alle strette, , attaccano senza pensarci due volte, combattendo strenuamente e risultando molto pericolosi.

Il periodo degli amori si verifica da novembre a gennaio, ma nel caso in cui la disponibilità di cibo sia abbondante si può avere un ulteriore accoppiamento.

Nelle annate normali i parti si verificano verso aprile-maggio, mentre in quelle eccezionali se ne ha uno verso gennaio e l’altro  a settembre.

La gestazione dura circa 114-119 giorni e al momento del parto la femmina da alla luce dai 4 ai 6 piccoli.


Formula dentaria e dentizione

La dentatura completa è composta da 44 denti, che sviluppa definitivamente all’età di 3 anni.

Rispetto agli altri ungulati si presenta con gli incisi e canini superiori e con un premolare in più, questo per il fatto che la dieta di questo animale è molto varia.

Molto importanti sono i molari che grazie alla loro usura possiamo avere una stima dell’età del selvatico.

Il 1° molare spunta all’età di 5 mesi.

Il 2° molare fuoriesce all’età di 1 anno.

Tra i 15 e i 18 mesi il 4° premolare trilobato viene sostituito con uno bilobato.

L’eruzione completa del 3° e ultimo molare avviene all’età di 34 mesi.

 

Infine, se volete approfondire ancor di più le vostre conoscenze riguardo questo possente ungulato e le varie tipologie di caccia, vi consiglio di leggere questi libri.

https://amzn.to/3IE3nWS

 

https://amzn.to/359PoKy

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *